Il paese di Bene Lario
La superficie del territorio comunale e’ di ettari 566,00 e si estende tra la sponda sinistra del torrente Civagno e le pendici nordorintali del monte Galbiga nella Val Menaggio.
Comuni confinanti con Bene Lario sono il Comune di Grandola ed Uniti, Carlazzo, Porlezza e Lenno nel versante del monte galbiga.
Abitanti al censimentogenerale della popolazione anno 2001 n.314, abitanti al 31.12.2011 n.343 famiglie 141.Cittadini residenti all’estero iscritti all’A.I.R.E al 31.12.2001 n.179.
Il Comune ha un unica frazione, Bene Lario.
Il centro abitato di Bene Lario è posto a metri 382 sul livello del mare.
la massima altitudine sul livello del mare è la cima del monte Galbiga. metri 1698 sulla cui cima confinano tre comuni, Bene Lario, Lenno e Porlezza.
Fino alla fine degli anni 1950 l’economia era in prevalenza agricola, successivamente si aprì la strada per i lavoratori frontalieri nella vicina Svizzera ove la manodopera maschile è impegnata per la maggior parte nell’edilizia mentre quella femminile nel settore terziario.
Delle vicende storiche del centro non sappiamo molto, in quanto il suo archivio venne dato alle fiamme verso la fine del Settecento in seguito ad un diverbio sorto tra il parroco del paese e la confraternità delle famiglie più potenti del comune.
E’ noto comunque che queste vicende seguirono per un primo periodo quelle di Menaggio, della cui pieve l’abitato fece parte fin dalle sue origini; il paese in seguito fu inglobato nel feudodi Porlezza e di conseguenza legato a Milano.
A questo periodo si possono far risalire le incursioni che si verificarono in questa zona da parte dei lanzichenecchi provenienti dalla Svizzera che misero a ferro e fuoco i paesi prossimi al confine, dando dimostrazione di inaudita ferocia.
Dal Seicento al Novecento: il feudo di Porlezza venne smembrato nel 1648 e Bene Lario fu infeudato da Francesco Gallio nelle mani della cui famiglia rimase fino al 1800, anno in cui fu donato a Carlo Tolomeo.
Nel XX secolo, il paese fu autonomo fino al 1927, anno nel quale fu unito con Grona al comune di Grandola ed Uniti, per ristaccarsene nel 1950, In questa epoca, una colonia di benelariesi emigrarono in Cile, e, dopo aver fatto fortuna,non dimenticarono il paese d’origine, inviando fondi e finanziando così alcune opere necessarie come la costruzione del ponte sul torrente Civagno, dell’asilo infantile ora sede comunale e l’ampliamento del cimitero.
Il borgo e la parrocchiale: Il borgo presenta caratteristici edifici con interessanti particolari architettonici in pietra, come l’antico Lavatoi ristrutturato.
Spicca nell’abitato la Parrocchia dei Santi Vito e Gottardo, che sporge su un dosso all’ingresso del paese. Della chiesa sappiamo che fu eretta a parrocchia nel 1577 e venne completamente ristrutturata nel 1706. All’interno sono l’altare maggiore settecentesco, in stile barocco, interamente costruito in legno dorato, e numerosi affreschi coevi.
Di notevole pregio sono la Madonna del Rosario, una scultura lignea di un anonimo seicentesco, e il paliotto eseguito nel Settecento da Francesco Solari di Verna, con la tecnica scomparsa della scagliola, tipica dei maestri intelvesi: Degna di nota sono anche le tele raffiguranti il Sacro Cuore e l’Immacolata, opera di Zefferino Tortelli, pittore locale:
Nel 1788 è già citato, come facente parte della parrocchia, l’Oratorio della Santissima Trinità, una chiesa con portico eretta in posizione isolata.
- Il borgo di Bene Lario la leggenda vuole sia sorto in “loc. Maldino”.
- Maldino anticamente voleva dire “villagio con recinzione”.
- La popolazione in origine proveniva dalla Liguria.
- Distrutto Maldino da uno smottamento idrogeologico, il borgo fu ricostruito sulla roccia sopra la “loc. Ierr” e chiamato “Bene”.
- Bene anticamente significava montagna.
- Nel 1870 venne aggiunto “Lario” e divenne Bene Lario.
- La Parrocchia in origine era posta in “loc. La Santa” nella Chiesa della SS. Trinità, in seguito fu eretta un’altra Chiesa più vicina al paese e dedicata ai Santi Vito e Modesto.
I segreti di Bene Lario
(Testi di Attilio Selva- tratto dall’articolo apparso sul periodico “Verdeblu”primavera-estate 2004 edito dalla C.M. Alpi Lepontine)
Solitario e arroccato ai piedi del Monte Galbiga, il paese di Bene Lario sembra rimanere nascosto al visitatore che percorre la strada posta tra Menaggio e Porlezza. Incuriositi dalla sua presenza, abbiamo cercato di approfondire la conoscenza di questo piccolo comune, per coglierne gli aspetti che da anni cela nascosti. La nostra ricerca ha dato risultati positivi tanto che sono numerosi gli aspetti rilevanti: il passato geologico, le vicende storiche, il valore naturalistico e la presenza del Bivacco Rifugio “Alp de Volt”, un centro ricettivo recentemente restaurato dagli abitanti del luogo.
La storia du Bene Lario inizia oltre 220 milioni di anni fa, quando il territorio delle Alpi Lepontine era molto diverso dall’attuale. Per comprendere le caratteristiche di questo passato, dobbiamo recarci sui monti di Bene Lario, nei pressi del torrente Civagno, dove affiorano le aspre massicciate compatte.
Osservando con attenzione i frammenti di roccia che cadono copiose dalle balze rupestri, risaltano immediatamente numerose tracce di fossili evidenti striature allineate o piccoli cerchiolini attraversati da setti.
Anche una persona completamente a digiuno di paleontologia non può certo ignorare la stranezza di queste rocce, molto diverse da quelle che affiorano nelle zone circostanti.
Oggi sappiamo che questi fossili sono resti delle impalcature “schelettriche” di coralli, organismi che popolavano in massa antichissime barriere coralline paragonabili a quelle presenti nel Mar Rosso, sulla costa Australiana o presso le attuali Bahamas.
Ai nostri giorni è quasi inverosimile pensare che le rocce di Bene Lario “raccontano un passato così diverso dall’attuale” ed è altrettanto sbalorditivo pensare che questi fossili riportino in ambienti a noi lontani, raggiungibili solo in aereo o in luoghi incantevoli fatti di paesaggi esotici e climi tropicali.
Il popolamento paleontologico del Civagno è particolarmente ricco: oltre ai coralli sono rimasti conservati numerose tracce di bivalvi, gasteropodi e echinodermi che popolavano tutti gli strati di acqua dell’antico oceano.
La geologia e le emergenze paleontologiche dell’area non sono rimaste inosservate nemmeno in passato, in effetti la rilevanza di Bene Lario era già stata menzionata dall’illustre geologo Stoppani le cui ricerche culminarono dopo la metà dell’ottocento in una pubblicazione intitolata “Strati a Avicula contorta”, A cavallo tra il 1860 e il 1865, Stoppani descrisse 232 specie fossili tra conchiglie, coralli e pesci, tutti provenienti dai giacimenti del Civagno, del Belvedro (Tremezzo) e del territorio lecchese.
Anche in tempi recenti sono numerose le generazioni dei geologi che hanno visistato il torrente Civagno, dopo i lavori dello Stoppani l’interesse degli studiosi si è concentrato maggiormente sull’analisi e l’osservazione delle formazioni geologiche intagliate dal torrente. Questo perchè considerato alla luce dei tempi geologici, il Monte Galbiga rappresenta un importante sezione di sedimenti precipitati tra il Giurassico e il Triassico: studiare quest’area equivale a osservare una “carota di fondo oceanico” di quasi trenta milioni di anni.
L’area di Bene è particolarmente interessante anche considerandone l’ambiente naturale: la vegetazione densa e i versanti selvaggi del Galbiga ospitano diversi ettari di appezzamenti boscosi originati da specie come Carpino nero (Ostrya carpinifolia), Tiglio (Tilia platyphyllos) e Faggio (Fagus sylvatica) che domina incontrastato nelle fasce sommitali del monte. La flora annovera numerose specie tra le quali spiccano essenze di interesse scientifico come la Colombina gialla (Corydalis lutea) e la Latrea (Lathraea squamaria). La prima è una papaveracea endemica alpica che cresce tra i detriti rocciosi scaricati dal monte Galbiga, la seconda è una pianta parassita riconoscibile come tale per l’assenza di clorofilla e il colore giallo-rosato anzichè verse. La Latrea è una specie abbastanza rara, in ambito locale è stata osservata solo saltuariamente e mai in una ricca popolazione come nel caso di Bene Lario.
Proseguendo il nostro studio e, superata una salita impervia, si giunge al Rifugio Bivacco “Alpe de Volt” collocato a 1334 m. di altitudine: in questo luogo splendido il panorama delle Alpi Lepontine si apre maestoso davanti agli occhi dell’escursionista. Volgendo lo sguardo da sinistra a destra si scorgono tutte le quattro valli (Val Rezzo, Valsolda, Val Cavargna e Val Senagra) compreso il Lago di Como, l’alto Lario e il lago di Novate Mezzola.
Il Bivacco Rifugio Alpe de Volt /ex Alpe di Sopra) è una struttura completamente rinnovata che nasce dallo sforzo e dalla operosità della popolazione di Bene Lario. Il vecchio alpeggio è stato ristrutturato a partire dal 1994 usufruendo di finanziamenti della Comunità Montana Alpi Lepontine e dell’Amministrazione Comunale necessari per il ripristino delle strutture portanti. In tempi successivi, grazie alla coalizione del paese, sono stati conclusi i lavori di finitura interna e esterna estesi anche nei terreni adiacenti al Rifugio. Le numerose attività svolte dai locali hanno permesso di recuperare una vecchia nevera, numerosi manufatti appartenuti alla Linea Cadorna (trncee, osservatori e camminamenti) nonchè sentieri e appezzamenti erbosi.
Il Rifugio Bivacco è oggi una struttura attiva, equipaggiata dell’occorente necessario per chi volesse sostare; basti ricordare i 23 posti letto, la cucina attrezzata, i camini, le stufe a legna e l’impianto elettrico a pannelli solari.
Le fortificazioni della Lenea Cadorna presenti in loco sono risalenti alla prima guerra mondiale, sono state costruite dallo Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano che decise di sbarrare qualsiasi infiltrazione dell’esercito germanico dal territorio della neutrale Confederazione Elvetica. Seppure non sono diventate operative dal punto di vista bellico, la passata edificazione delle trincee lascia in eredità un vero patrimonio estetico di muratura costruite con rocce calcaree del luogo. La loro distribuzione, estesa nei territori delle Alpi Lepontine e della Lario Intelvese, comprende tre allineamenti preferenziali: Varenna-Carlazzo, Monti di Tremezzo-Alpe di Ponna, e Monti di Croce (Menaggio)-Sasso di San Martino.
La particolarità delle trincee di Bene Lario consistono nella difficoltosa accessibilità, nella presenza di gallerie scavate in roccia (lunghe anche 70m.) e nelle tecniche di costruzione avvalse dell’ausilio di materiali raccolti in loco e prive di cementificazioni. Le fortificazioni, tutt’altro che isolate, sono seguite da una lunga rete di sentieri e camminamenti che,sull’intero territorio, creano un intreccio di oltre 14 km.
Proseguendo oltre il Rifugio Bivacco “Alpe de Volt” si giunge dopo circa mezz’ora al Rifugio Venini Cornelio /1576 m) collocato nel territorio Lario-Intelvese qui la vista si approssima anche nel tratto inferiore del Lago di Como e nelle montagne della Valle Intelvi. Il Rifugio, aperto al pubblico nei mesi estivi, è meta di numerosi escursionisti che risalgono un breve tratto di strada (20 minuti) percorribile dopo aver abbandonato la macchina all’Alpe di Lenno (1495 m). Nelle immediate vicinanze del Rifugio Venini è possibile visitare l’osservatorio astronomico, costruito dal Comune di Lenno e utilizzato saltuariamente da gruppi astrofili che spesso si mettono a disposizione (in date prefissate) al pubblico desideroso di conoscere i segreti della volta celeste.
La relativa vicinanza alla Valle Intelvi è un ulteriore stimolo per visitare il Rifugio Bivacco “Alpe de Volt”, facilmente raggiungibile dal Rifugio Venini con una svolta segnata da un pannello indicatore. Sfruttando questo collegamento l’escursionista può completare la conoscenza di questi territori che, come abbiamo visto, riservano ancora numerose sorprese e soddisfano il nostro irrefrenabile istinto di curiosità.